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Brexit e le Previsioni Meteorologiche

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Bene. Adesso che con la Brexit la frittata è fatta tutti sembrano presi dal panico, anche se i risultati del referendum britannico erano ampiamente prevedibili. Non a caso infatti, a ridosso di quello che potremmo chiamare il D-Day della Brexit, banche ed organismi finanziari in genere dell’intero pianeta erano già in fibrillazione per quanto intuito ed intuibile. Ovviamente, questo sembra dirla lunga, su che cosa molti si aspettavano!

I Talk Show, i dibattiti televisivi di tutto il mondo, subito dopo il risultato del referendum hanno immediatamente iniziato ad affollarsi di esperti (o presunti tali) distribuendo a destra ed a manca, più o meno gratuitamente, critiche su questo o quel personaggio politico, su questa o quella strategia sbagliata.

Aspettavano insomma il verdetto delle urne della Brexit per mandare in scena il loro coro dall’aria “Lo avevo detto, Io”, atteggiandosi pomposamente a meteorologo sociale di turno. Una mossa astuta (non intelligente), per questo popolo di critici-a-posteriori, utile probabilmente solo per guadagnare cinque minuti di visibilità nei media.

Allo stesso tempo e modo, gli articoli dei giornali e dei siti internet hanno iniziato il tam-tam dei numeri. La popolazione al di sotto di tot anni ha votato per Remain; la popolazione della tale area ha dimostrato di preferire Leave. Che cosa significa?

Potremmo anche dire che i dipendenti pubblici possessori di un’automobile bianca hanno votato per Leave mentre quelli possessori di un album di figurine dei calciatori hanno preferito Remain. L’elenco potrebbe andare avanti per un infinito numero di paragoni e suddivisione in insiemi di gruppi ma sarebbe comunque un esercizio sterile, il cui significato potrebbe forse interessare i sociologi, se non gli psichiatri.

Non ha semplicemente senso. Così come penso abbia poco senso la ridda dei “se” e dei “ma“, su cosa accadrà d’ora in avanti, cioè nel Post Brexit, portata sui tavoli di discussione di alcuni Social Networks. I se ed i ma non fanno la storia;  non l’hanno mai fatta.

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Nel frattempo, ho provato a chiedermi quale sia il vero significato delle due possibili risposte al quesito referendario (è così che si dice, no?!). Ho inoltre provato a mettermi panni britannici e capire cosa avrei fatto io nella medesima situazione. Beh, non sono riuscito a darmi una risposta convincente. È ovvio che in questa faccenda il parallelo regge solo fino ad un certo punto, io sono un figlio della italica cultura, per altro così distante da quella isolana e, per altro, un po’ isolata della Union Jack.

Gli Anglosassoni vorrebbero far tornare “grande” il loro Impero; e vogliono farlo attraverso la Brexit. Non v’è però traccia nella storia, di un popolo che una volta all’apice del potere, della forza e del dominio su altri popoli, una volta decaduto anche solo a dimensioni più umane, sia tornato allo splendore precedente.

Mai. Più si riavvolge il nastro della storia, più si trova qualcuno che in un tempo è stato al massimo splendore e che in seguito sia poi tornato a più umili condizioni. Qualche altro popolo è poi successivamente salito ai più alti splendori e così via. La storia si ripete sempre, spesso anche in in modo imprevedibile.

Ora sento dire che ora tutte le destre europee sentono che sia arrivato il loro momento. Si ma per fare cosa? Per spingere a far uscire anche altri paesi dall’Europa? E poi perché? non mi pare di aver sentito un solo argomento a favore della vera crescita di un paese che esce dal gruppo di nazioni ormai così ben consolidato.

Ho ascoltato parecchi discorsi dei detrattori sia del pro che del contro. Ho provato ad analizzarli un po’ (osando un po’ sulla parola) ragionandoci un po’ su, come cittadino della strada; come persona comune. In tutta onestà sono riuscito a trovare pochissime argomentazioni sensate a favore del Leave, altrettante quante a favore del Remain.

Ovviamente, per fare questo esercizio di valutazione è stato preventivamente necessario spogliarsi di alcuni preconcetti che avrebbero alterato il ragionamento. Tuttavia, sembra come se, sia che l’una che l’altra opzione siano state svuotate (da chi ha pilotato la campagna referendaria) del loro vero significato, a favore di qualcosa di diverso: una sorta di regolamento di conti interno per argomenti che poco o nulla hanno a che fare con il quesito originario.

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Diciamo pure che, uscire dall’Europa, può anche andare bene; ci può anche stare. Ma per andare dove? Da soli, massimizzando il concetto “Meglio soli che male accompagnati”? O forse formando nuove aggregazioni, basate su nuovi modelli? Mi chiedo giust’appunto questo; ovvero: se si “smonta” un certo tipo di aggregazione, lo si fa per crearne di nuove con nuovi obbiettivi?

Allora, nel lungo termine la Brexit potrebbe rivelarsi davvero fatto positivo, poiché può essere intesa come una evoluzione, in fondo le società si evolvono da sempre. Ma se non fosse così, sarebbe davvero preoccupante. Questa, signori è l’era della Globalizzazione con la “G” maiuscola (anche se qualcuno comincia a ventilare l’ipotesi che siamo già nell’era della “post-globalizzazione”, ma questo è un altro discorso), credo siano nate più organizzazioni nell’ultimo secolo che in tutta la precedente storia dell’umanità.

A parte questo, il Regno Unito ha molti interessi, economici e non solo, in innumerevoli campi in tantissimi luoghi del pianeta, alcuni di questi sono sicuramente interessi per i quali nessuno ha intenzione che cadano accidentalmente in qualche articolo di giornale, o che se ne parli troppo, e per i quali è preferibile avere le mani il più libere possibile.

Che sia proprio in questo che si debbano ricercare i motivi che stanno dietro uscita dall’Europa del Regno Unito? D’altra parte, credo di poter dire senza timore di suscitare l’ira di chicchessia, che la Gran Bretagna ha fatto parte della Comunità Europea un po’ a modo suo; in una comunità dove tutti sono (o dovrebbero essere) uguali, Il Regno Unito è stato certamente più uguale di alcuni altri.

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Insomma, la critica è servita, ma la critica fa bene alle democrazie. Si, fa bene, ma solo se coltivata con una imprescindibile maggioranza assoluta di onestà intellettuale; quel bene preziosissimo, ormai diventato merce rara, se non quasi smarrito del tutto.

Questa è ben lungi dall’essere la fine della storia, in fin dei conti è appena iniziata. Come persona poco informata sui fatti e poco (o per nulla) influente sulla faccenda, credo che me ne sarò in finestra ad osservare gli eventi. Chissà come andrà a finire. Mi auguro solo che tra i due contendenti…. Vinca la ragione ed il buon senso.

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