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L’erba del vicino è sempre più verde

l'erba del vicino

Se l’erba del vicino è sempre più verde di quella del proprio giardino, qualcosa spinge alcune persone ad applicare il più bieco degli istinti di distruzione volto a cercare di annientare l’operato del prossimo con l’impiego di tutte le proprie forze.

Invece di impegnarsi in una sana e costruttiva competizione, tesa a migliorare ciò che si è o cosa si ha, si convogliano tutte le forze al servizio della distruzione e dell’annientamento altrui.

In tutta onestà, non saprei che risposta darmi ad una affermazione così complessa, anche se così palese; ma il fatto è che questo tipo di atteggiamento esiste davvero ed è anche assai praticato; almeno dalle nostre parti.

L’erba del vicino è qualcosa da annientare e distruggere

Ebbene, sembra proprio che sia così. Che si tratti di vicini di casa, di avversari politici o di aziende concorrenti, la musica è sempre la stessa: laddove non si riesce ad essere migliori dell’altro, un insano ed incontrollato istinto distruttivo prende il sopravvento.

A prima vista, appare ovvio come agire in questo modo sia la reazione più semplice ed immediata al confronto costruttivo, oltre che la più a buon mercato. Ma sono convinto che ci sia qualcosa di più profondo, in tutto ciò; qualcosa che potrei tranquillamente classificare come Sindrome dell’erba del vicino.

Per coloro che sono affetti da questa sindrome, non è accettabile che l’erba del giardino del vicino sia più verde o rigogliosa della loro. Non potendo (o non volendo) adoperarsi per migliorare la propria, sono ben disposti a farsi carico di arrecare qualche danno all’erba del vicino acciocché questa appaia, almeno esteticamente, assai meno attraente.

Parafrasando un vecchio detto popolare: «Quando il gatto non può arrivare al lardo dice che è rancido»

L’erba del vicino ed il Disfattismo Genetico

Anche se la genetica non l’ha individuato all’interno nostro patrimonio genetico, sembrerebbe quasi che esista una sorta di Gene del Disfattismo, che esso sia profondamente radicato nel DNA di diversi individui e che segua le medesime regole dell’evoluzione descritte a Richard Dawkins nel suo celebre saggio «Il Gene Egoista: La parte immortale di ogni essere vivente».

Allora quasi certamente si tratta di un Meme, ovvero qualcosa di meno attinente alla biologia e più legato ad aspetti relativi alla evoluzione culturale, del quale però le analogie con la genetica appaiono davvero impressionanti.

Questo Meme, ci spinge a distruggere invece di creare, progredire e migliorare, quasi fosse una “creatività distruttrice” dell’altrui operato. Un ossimoro, insomma. Ma si sa bene che “distruggere” è più facile che “costruire” oltre che certamente meno utile.

Costruire è fatica, necessita di molto tempo, pazienza e tenacia; al contrario, a distruggere si fa presto, non si suda troppo e se ne possono ottenere significativi vantaggi personali, almeno nell’immediato. Tanto per citare una famosa locuzione di qualche tempo fa, un po’ logora, ma ancora di molto effetto:

Fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce.

Che, nell’era dell’informazione, potrebbe essere tranquillamente parafrasata in qualcosa come: «Fa più rumore e da più visibilità un atto distruttivo, che il lento costruire con pazienza».

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Il che sembra proprio la strategia più applicata, come una sorta di sport nazionale, da taluni, che di “costruire” proprio non ne vogliono sentir parlare. E questa strategia sembra essere fonte di grande soddisfazione, oltre ad essere probabilmente molto divertente per chi la pratica (almeno a  giudicare dall’impegno profuso), ma poco entusiasmante da chi la subisce.

Insomma l’erba del vicino è più verde? Bene! Un po’ di acido muriatico per ingiallire il prato del vicino… Come dire: Tanto peggio, tanto meglio.

Ma in natura non funziona così

Cosa succederebbe se la natura applicasse lo stesso metodo? Non so cosa ne pensino gli etologi, ma certo ci troveremmo al cospetto di comportamenti piuttosto bizzarri.

Vedremmo ad esempio il leone che se ne va in giro nella savana ad uccidere tutte le gazzelle che incontra, non tanto per nutrirsi, poiché è già sazio, ma per affamare i leoni del branco concorrente. Così che questi moriranno di fame e tutta la zona di caccia sarà esclusivamente sua, senza più altri predatori con cui competere. O altre bizzarrie simili.

Ma attenzione a non confonderlo con l’istinto di conservazione dell’individuo o della specie. Il confine è molto sottile, ma non ha nulla a che fare con questo; in quanto l’istinto di conservazione è uno di quei meccanismi che risiede prevalentemente nelle aree più profonde dell’istinto dell’animale-uomo; utile, in casi limite, per far scalare alla massima priorità la conservazione dell’individuo ignorando tutto il resto.

Al contrario, l’atteggiamento distruttivo, sembra più qualcosa che ha a che fare con gli aspetti culturali e formativi della persona. Qualcosa di più simile ad una risposta prodotta da un comportamento squisitamente sociale.

Che sia questione di latitudine?

Sono sicuro che l’antropologia non avrebbe problemi ad imputare questo genere di atteggiamento ad un aspetto culturale che viene da molto lontano nel tempo e profondamente radicato. Insomma: che dipenda davvero dalla nostra anima latina?

È cosa altamente probabile. Non credo sia un caso, restando nel nostro vecchio continente, che spostandosi a latitudini sempre maggiori dell’Europa, via via che ci si allontana dall’area di cultura latina, proseguendo verso nord, ci si accorge che qualcosa cambia.

Man mano che ci si avvicina ai paesi più prossimi al all’estremo nord europeo, si fa sempre più nitido l’approccio costruttivo e concorrenziale, mentre l’atteggiamento distruttivo tende quasi a scomparire quasi del tutto. Almeno quello gratuito.

E che dire della nostra cara vecchia Italia? Da noi sembra che si tratti davvero di uno sport nazionale, forse ancor più del gioco del pallone.

Sembra non ci sia ambiente dove la sindrome dell’erba del vicino non abbia contagiato tutti alla maniera di un virus di un ceppo molto resistente a qualunque tipo di vaccino. Tanto che potrei cominciare a pensare che sia parte integrante della nostra anima latina.

Dov’è che si manifesta maggiormente?

All’apparenza non c’è un settore ideale vero e proprio dove la Sindrome dell’Erba del Vicino si manifesta meglio che in altri. A guardarci intorno, sembra che sia ovunque.

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Avverto la sua presenza quando ascolto persone che denigrano il proprio paese. Ne sento il puzzo tra le righe degli articoli di giornale o nelle interviste video di qualche personaggio noto che parla del suo avversario. Insomma, tutti a gettar fango a piene mani. Ed a guardarli bene mentre sono nel pieno delle loro funzioni distruttive, sembra quasi di vedere un sottile lampo di piacere, in quello sguardo.

Ma forse mi sbaglio, effettivamente, sembra esserci qualche particolare settore dove la sindrome dell’erba del vicino da il meglio di sé: nella politica ed in gran parte di ciò che le ruota intorno.

Ho già accennato qualcosa a riguardo della Politica e i Social Networks, e di quanto questa sia stata pesantemente influenzata dallo spropositato impiego dei nuovi mezzi di comunicazione.

In politica, e nel dibattito politico (chiamiamolo così, per il momento) in generale, tutti sembrano darsi un gran da fare a gettare discredito sugli altri. Che si tratti di avversari della fazione politica opposta o di gruppi di minoranze del proprio partito, non c’è scampo: tutti pronti a salire sul palco dell’oratore a disquisire sui massimi sistemi, senza mai comunque tralasciare di fare del proprio meglio per “distruggere” l’erba del vicino.

Mi viene da pensare: «Da qual pulpito viene la predica».

L’erba del vicino ed i Mezzi di Informazione

Giornali ed i mezzi di informazione? Beh, qui la faccenda si fa un po’ più complicata. C’era un tempo in cui erano considerati appunto “Mezzi di Informazione” (si con le iniziali maiuscole),  ma oggi qualcosa è cambiato.

Pur continuando a mantenere almeno in parte la propria funzione primaria, si sono rapidamente trasformati in strumenti di informazione, laddove il temine “informazione” ha assunto un significato un tantino diverso dall’originale: più lasco.

Soprattutto si sono trasformati in un formidabile strumento da sfruttare per coloro che sono affetti dalla sindrome dell’erba del vicino.

E così, la stampa, i social networks, i Blog e tutto ciò che è messo a disposizione dalla moderna tecnologia dell’informazione, si sono rapidamente trasformati in un’arena. Un’arena dove vince chi osa di più nel cercare di distruggere l’altrui immagine o l’altrui operato; l’erba del vicino, appunto.

Un campo di battaglia, dove gli sfidanti lottano senza esclusione di colpi, per annientare l’erba del vicino qualora questa appaia più verde e rigogliosa della propria. A prescindere.

Che sia la “Paura del Diverso”?

Sulle mere implicazioni di carattere psicologico della Sindrome dell’erba del vicino non posso addentrarmici troppo, non è il mio campo né desidero parlare di argomenti che non conosco a sufficienza. Posso però azzardare un’ipotesi; almeno quella che mi sembra più epidermicamente ovvia: La paura del diverso.

Chi è affetto dalla Sindrome dell’Erba del Vicino mostra alcuni evidenti sintomi di molto affini alla Paura del Diverso, e in generale di Antropofobia (o Anthropofobia).

Qualcosa che poteva essere comunemente accettato nelle prime civiltà del 3.500 avanti Cristo o durante la Roma dell’Impero, o nel al medioevo. Tuttavia, ciò è poco condivisibile nel XXI secolo. Tanto che mi viene da chiedermi se cotanto sviluppo sociale abbia avuto luogo senza che i malati di sindrome dell’erba del vicino se ne fossero accorti.

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Che cioè essi si siano resi conto del fatto che noi, Homo Tecnologicus che abitiamo questa era post-post-moderna, siamo riusciti nei secoli a sviluppare, affinare e codificare un accettabile concetto di etica, del quale ora dovremmo tutti far tesoro.

Si, credo proprio che si tratti della paura del diverso. Anche se condita con una buona dose di consapevolezza delle scarse capacità personali. Probabilmente è anche accentuata dalla scarsa consistenza delle doti personali a proporre argomentazioni maggiormente efficaci.

Come curare la “Sindrome dell’Erba del Vicino”

Possibile che non esista un rimedio a questo grave e quantomai sgradevole disturbo ? Credo che qualche rimedio ci sia; accidenti se c’è!

Ovviamente, non sono titolato a dare consigli, soprattutto per un argomento così spinoso e complesso. Ma non posso trattenermi dal considerare questa  semplice terapia per il paziente affetto dalla Sindrome dell’Erba del Vicino, che dovrebbe rigorosamente seguire.

  • In generale. Cerca di essere più umile, evitando di salire in cattedra per ogni singola faccenda, immaginando di essere colui che è sempre nel giusto e sa sempre tutto sull’argomento. Sei proprio così sicuro di essere nel giusto o di sapere tutto?
  • Durante un confronto: Pratica più obbiettività e renditi conto che l’interlocutore, ha un punto di vista diverso dal tuo: né migliore, né peggiore; solo un punto di vista diverso. Forse la tua opinione può migliorare, se riuscissi a miscelarla con i contenuti di altre opinioni.
  • In un dibattito. Imparare meglio ad ascoltare, prima di dire la tua opinione. E non aspettare che l’interlocutore si interrompa un secondo, a riprendere fiato per dire la tua, indipendentemente da ciò che egli ha detto. E chissà; magari si trova anche qualche soluzione.
  • Durante un’intervista. Metti da parte l’arroganza. Ne gioverebbe la la chiarezza di ciò che dici. E chissà che qualcuno ti ascolti con più attenzione.
  • L’erba del vicino non è sempre più verde. Magari è solo diversa dalla tua, con una diversa tonalità di verde. Non è bello ciò che è bello; è bello ciò che piace.

Tant’è. Anche se non sono proprio sicuro che il paziente segua questa terapia; forse è troppo impegnato a devastare l’erba del vicino.

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