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Il Paradosso dell’ignorante

L'ignorante

Il Paradosso dell’ignorante è sicuramente un argomento molto affascinante; da approfondire. Trovo interessante comprendere cosa spinge alcune persone a credere di sapere tutto, di essere sempre disposti a sostenere una discussione su qualsiasi argomento, pur non avendo una benché minima preparazione specifica sul alcun argomento particolare.

Può infatti talvolta capitare di trovarsi a parlare con persone che dicono di sapere tutto sull’argomento di discussione del momento, facendosi vanto di essere dei veri esperti. Non ha alcuna importanza ciò di cui si sta discutendo. Essi hanno la particolare tendenza ad assumere l’atteggiamento di coloro che sono padroni della materia; i soli ed unici depositari del sapere su quel particolare argomento. E che soprattutto voi siete dei poveri mentecatti a cui viene concesso l’onore di ascoltare le parole dell’esperto. A questo punto da inizio al suo discutibile soliloquio.

Ad ascoltare le argomentazioni di costoro, si comprende ben presto di essere in presenza di individui dall’ego smisurato il cui unico scopo è esaltare sé stessi nella discussione. Ad essere palesemente subito chiara è invece soltanto la loro profonda ignoranza; non solo sull’argomento specifico del momento, ma anche su molti altri.

Vien da chiedersi: Cosa c’è alla base di una così distorta percezione delle proprie capacità e competenze in alcune persone? Perché mai alcuni sembrano essere totalmente convinti di sapere tutto? E soprattutto: Come fanno queste persone, con competenze così scarse, a relazionarsi con gli altri?

Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni.

Bertrand Russell

La storia (ed il caso) del signor McArthur Wheeler, di cui parleremo tra poco, è il più classico degli esempi che viene spesso preso a modello in psicologia per spiegare un pregiudizio cognitivo noto come Paradosso dell’ignorante. Ossia, la tendenza ad imporre le proprie idee come verità assolute, mentre li altri vengono visti come totalmente ignoranti e incompetenti anche se non lo sono.

Il caso McArthur Wheeler

Siamo a Pittsburg, in Pennsylvania negli USA; è il 1995 e McArthur Wheeler è un uomo qualunque sulla soglia dei 45 anni, un po’ sovrappeso e con una famiglia da mantenere. Vuole fare soldi facili rapinando banche credendo fermamente di essere un genio e di sapere già tutto ciò che c’è da sapere sulle rapine alle banche.

Sa bene che il punto debole delle rapine è essere riconosciuto ed arrestato. È però forte del suggerimento di un suo amico in merito allo strabiliante effetto del succo di limone che può rendere invisibili. Non sappiamo se quel suo amico gli avesse suggerito il trucco del succo di limone per burla o per altro. Sta di fatto che Wheeler si convinse immediatamente che avrebbe certamente fatto al suo caso.

In fondo, se il succo di limone può essere utilizzato come inchiostro invisibile avrebbe certamente funzionato anche sul suo viso, rendendolo appunto invisibile ai presenti alle sue rapine ed alle telecamere di sicurezza delle banche. Decide perfino di provare; quindi si cosparge il viso di succo di limone e si scatta una Polaroid allo specchio. Nella foto non si vede niente; effettivamente non c’era! Probabilmente perché il il succo gli era colato negli occhi ed aveva semplicemente sbagliato mira durante lo scatto, ritraendo così la parete vuota alle sue spalle.

Prepara quindi con cura i suoi colpi, studiando attentamente i suoi obbiettivi: gli orari di apertura, la posizione della cassa e delle telecamere. Finché decide di essere pronto. Entra in ben 2 banche, con la pistola in pugno ed intima al cassiere di farsi dare i soldi. Mentre aspetta i soldi guarda con un ghigno sprezzante una telecamera di sicurezza. Tanto non mi riconoscerete mai, avrà pensato.

L'ignorante McArthur Wheeler
McArthur Wheeler durante una rapina (Fonte: Google)

Viene arrestato di li a poco, con il malloppo ancora con sé. «Ma mi ero cosparso il viso di succo di limone. Ero invisibile!» avrebbe detto in manette agli agenti. Questi non riuscirono a trattenersi dal ridere, comprendendo di essere di fronte ad un essere davvero ignorante e molto stupido.

Successivamente, il signor Mc Arthur Wheeler venne consegnato alla storia come il malvivente forse più stupido in assoluto che sia mai esistito sul nostro pianeta.

L’effetto Dunning-Kruger, l’ignorante e l’incompetenza

La storia, arrivò a David Dunning che la lesse con interessato stupore da una pubblicazione dell’anno successivo. Dunning era un professione di psicologia sociale della Cornell University e la notizia stimolò la sua curiosità. Immediatamente si chiese se McArthur Wheeler fosse davvero troppo stupido o talmente ignorante per per sapere di essere troppo stupido per fare il rapinatore.

Insieme al collega Justin Kruger, pianificarono una serie di esperimenti orientati a verificare se davvero l’incompetenza e l’ignoranza può rendere le persone inconsapevoli di quanto siamo incompetenti.

I soggetti vennero sottoposti ad alcuni test in tre differenti aree cognitive: senso dell’umorismo, logica e grammatica. Prima di effettuare il test venne chiesto loro di stimare il proprio livello di competenza relativamente alle tre tematiche. Successivamente al test, i soggetti furono valutati da esperti esterni per verificare il loro effettivo grado di competenza comparandolo all’auto-valutazione.

Dunning e Kruger analizzarono i dati. Notarono subito che più un individuo è incompetente o ignorante, meno ne è cosciente; di contro, gli individui più competenti tendono a sottovalutare sé stessi. Che a prima vista può sembrare un paradosso, ma non lo è.

Secondo questo effetto, le persone con basso livello di competenza soffrono di una peculiare distorsione cognitiva. Tale distorsione li porta a credere di sapere più di quanto effettivamente sanno conducendoli a considerarsi erroneamente più intelligenti degli altri.

Curva dell'ignorante. Effetto Dunning-Kruger
Da Wikipedia – CC BY-SA 4.0

Mentre le persone altamente competenti soffrono della distorsione inversa. Li porta cioè a dubitare di sé stessi, delle proprie capacità e del proprio livello di conoscenza. Dagli studi di Dunning emerge infatti un dato simmetrico: anche i migliori sbagliano, ovviamente in senso opposto. I più competenti tendono a sottostimare le proprie competenze e conoscenze.

Una percezione distorta della propria condizione, secondo la quale se non si dispone un livello minimo di competenza in un determinato ambito, non è possibile fare una stima realistica delle proprie prestazioni e dei propri limiti.

Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio.

William Shakespeare – da “Come vi piace”

Dunning e Kruger pubblicarono il proprio lavoro nel 1999 con il titolo “Unskilled and Unaware of It: How Difficulties of Recognizing One’s Own Incompetence Lead to Inflated Self-Assessments“. Quel lavoro era destinato a rappresentare un fondamentale punto di riferimento per gli studi sull’ignoranza di sé.

È ciò che oggi conosciamo come Effetto Dunning-Kruger.

L’ignorante, l’ignoranza di sé ed i suoi effetti

Dallo studio di Dunning e Kruger emerge un dato chiaro ed inequivocabile: l’ignorante non sa di essere ignorante. Andando infatti ad indagare più a fondo quest’ultima affermazione, si scopre qualcosa di inaspettato.

Quando si cerca di comprendere l’effettivo livello delle nostre conoscenze, le risposte che si possono dare non portano da nessuna parte. Anzi, fanno emergere una nuova domanda: “Che cosa non so?“.

Si può tentare di dare una risposta, ma qualunque essa sia, non può comunque essere soddisfacente, poiché non aiuta ad esaurire il campo infinito della nostra ignoranza; riportandoci inevitabilmente al punto di partenza. Fino allo sfinimento. L’introspezione, cioè, guardarsi dentro, non sempre può portare a risultati soddisfacenti, l’unico modo per uscire dalla propria ignoranza è chiedere agli altri.

Le strategie messe in atto dalle persone incompetenti per ottenere successo e soddisfazione non sono quasi mai le migliori. Solitamente non si rendono conto del tragico traguardo al quale arrivano. Nel loro percorso giungono molto spesso a conclusioni drammaticamente errate che li portano a fare scelte inevitabilmente sbagliate. Tuttavia, come nel caso di Wheeler, hanno quasi sempre l’impressione di cavarsela egregiamente anche nelle situazioni peggiori.

L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza

Charles Darwin

Sul versante opposto, come abbiamo avuto modo di vedere, anche i migliori sbagliano. Questi arrivano con facilità alle risposte giuste, ma hanno l’errata convinzione che anche gli altri siano in grado di giungere alle medesime conclusioni con altrettanta facilità; con l’ovvia conseguenza che tendono a valutare sé stessi in modo errato. Non hanno cioè la consapevolezza di essere competenti.

Ciò è da attribuire all’Effetto del falso consenso; ossia, la tendenza a pensare che gli altri agiscano in modo simile al proprio. In definitiva, le persone generalmente sovrastimano la quantità di persone in possesso della loro stessa conoscenza. Un fenomeno conosciuto anche con il nome di “Sindrome dell’Impostore“.

Conclusioni

Il Paradosso dell’ignorante e la storia di McArthur Wheeler ci danno uno spunto di riflessione sull’argomento dell’ignoranza. Sul tipo di ignoranza intesa come quasi totale mancanza di competenza e conoscenza. Si fa fatica a comprendere come il fenomeno sia ancora massicciamente presente nella società moderna.

Come sia possibile che nel mondo moderno, ormai iperconnesso, dove l’informazione e più in generale la conoscenza è ormai alla portata di tutti, l’ignoranza regni sovrana e l’ignorante riesca sempre a cavarsela.

Forse questo è il vero paradosso da indagare.

Lo storico, docente e saggista statunitense Daniel J. Boorstin, sottolineava che: «Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza».

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